Meteoriti conservate in alcuni musei italiani

In questa sezione potete vedere alcuni campioni di meteoriti conservate nei vari musei italiani fotografate da me avendole avute in prestito durante le mostre tematiche sulle meteoriti.

 

Museo Universitario Gemma - Modena

La collezione di meteoriti del Museo Universitario Gemma 1786 ha iniziato a costituirsi a partire dal 1819, per opera dell’Arciduca Massimiliano d’Este, e vanta il famoso meteorite caduto ad Albareto di Modena nel 1766. La collezione si compone inoltre di un centinaio di esemplari provenienti da tutto il mondo tra i quali le meteoriti di Ensisheim (1492, Francia), Stannern (1808, Rep. Ceca), Gibeon (1836, Namibia), Atacama (1822, Cile).

 

Sito del Museo

Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino

Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino gestisce attualmente una collezione di meteoriti di notevole valore storico e scientifico, allestita a partire dalla prima metà del XIX secolo al Museo di Mineralogia dell'Università, ed ulteriormente accresciuta nel tempo, fino alle recenti acquisizioni realizzate negli ultimi anni. Dal 2007 è stata intrapresa un'operazione di revisione, ricatalogazione e verifica dei dati storici dell'intera raccolta.

 

Sito del Museo

Specola Vaticana

«Uno dei più antichi istituti astronomici al mondo». Le sue origini si legano a Papa Gregorio XIII che, nel contesto dell’imminente riforma del calendario promulgata nel 1582, quattro anni prima fece erigere in Vaticano la Torre dei Venti e istituì un comitato di studio composto da gesuiti astronomi e matematici provenienti dal Collegio romano.

Pio XI fornì una nuova sede per la Specola vaticana presso la residenza estiva di Castel Gandolfo sui colli Albani che affidò alla Compagnia di Gesù e venne inaugurata ufficialmente nel 1935. La biblioteca oggi «contiene oltre 22.000 volumi e possiede una preziosa collezione di libri antichi rari tra cui opere di Copernico, Galileo, Newton, Keplero, Brahe, Clavius e Secchi». Viene custodita inoltre una collezione unica di meteoriti e di frammenti di rocce lunari. Questi ultimi provengono dalla spedizione dell’Apollo 11, «l’audacissimo volo» che, la sera del 20 luglio 1969, san Paolo VI seguì in diretta televisiva proprio da Castel Gandolfo. È lì che registrò il suo messaggio rivolto ai cosmonauti Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins, i protagonisti dello storico allunaggio che, tre mesi dopo, ricevette in udienza in Vaticano.

 

Sito della Specola Vaticana

MUST - Museo Universitario di Scienze della Terra - Sapienza Università di Roma

Il Museo di Mineralogia della Sapienza Università di Roma fu fondato il 13 novembre 1804 dal Papa Pio VII con il breve "Uberes dum menti nostrae" e inaugurato nel 1806 nella sua prima prestigiosa sede: il palazzo della Sapienza allora sede universitaria e oggi ospitante gli Archivi di Stato.
Primo direttore ne fu il padre Carlo Giuseppe Gismondi (1762-1824), mineralista insigne, come dimostra l'onore resogli da von Leonhard nel dedicargli una nuova specie mineralogica, la zeolite denominata gismondite. Gismondi curò l'acquisizione della raccolta del mineralista veronese Camillo Chierici, che costituì la base della raccolta, e stese il primo catalogo sistematico e ragionato della collezione.
Suo successore fu Pietro Carpi (1792-1861), che ebbe il grande merito di acquisire, per donazione del Papa Pio IX, la sorprendente collezione privata dell'allora prefetto pontificio monsignor Lavinio de' Medici Spada (1801-1863). Spada fu un egregio ricercatore, sempre in contatto con i maggiori mineralisti del tempo, tanto che von Kobell gli dedicò la spadaite e lui stesso scoprì la parisite (proveniente dai giacimenti di Muzo in Colombia). Ancora oggi i 12.000 campioni di quella collezione costituiscono il nucleo principale del Museo.
Il vero "padre del Museo" fu il mineralista Giovanni Strüver (1842-1915), lo scopritore della sellaite e della gastaldite e al quale Ferruccio Zambonini, suo insigne allievo, dedicò la struverite. Strüver, durante la sua permanenza nel Museo, riuscì ad acquisire altri 10.000 esemplari, frutto delle campagne di raccolta nel Lazio, nell'isola d'Elba e nelle Alpi Piemontesi, nonché di cambi e oculati acquisti. Alla sua morte nelle collezioni del Museo erano presenti ben 896 specie delle 900 allora note oltre a quasi tutte le meteoriti italiane.
Il 5 Novembre del 1824 Papa Leone XII inaugurò l'Anno Accademico dell'Università di Roma "La Sapienza", ne visitò i Musei e quello di Mineralogia in particolare. Durante il suo pontificato (1823-1829) donò la Dactyliotheca, una collezione di anelli e pietre dure unica al mondo.
Nel 1935 Federico Millosevich (1875-1942), trasportò il Museo nella sua sede attuale: la nuova Università "la Sapienza" , opera dell'architetto razionalista Piacentini.
Da allora tutti i direttori che si sono avvicendati (Ettore Onorato, Carlo Lauro, Annibale Mottana, Giorgio Graziani, Odino Grubessi, Francesco Burragato e Adriana Maras), unitamente ai conservatori ed al personale tecnico, hanno sempre continuato, oltre al lavoro di ampliamento delle collezioni, soprattutto per quando riguarda la mineralogia regionale e italiana, l'essenziale lavoro di ricerca sistematica. Tale indirizzo è comprovato dalle numerose pubblicazioni eseguite sui materiali delle collezioni antiche e recenti nonché la scoperta e la descrizione di numerose nuove specie mineralogiche: onoratoite, cesanite, sacrofanite, potassio-fluor-richterite, chiavennaite, medaite, tiragalloite, vigezzite, peprossiite-(Ce), vicanite-(Ce), che sono andate ad arricchire la già importante collezione dei tipi mineralogici.
La collezione, composta attualmente da oltre 30.000 esemplari di minerali (per un totale di 2500 specie), meteoriti e gemme, è senza dubbio una delle più importanti d’Europa.

 

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Museo Civico di Storia Naturale di Milano

Il nuovo allestimento della sala 3 ospita la collezione di minerali, una delle più antiche del museo iniziata proprio con la sua fondazione, che oggi rappresenta un patrimonio fra i più importanti in Europa.

Più di 600 esemplari esposti tra cristalli, gemme e meteoriti costruiscono un percorso tra i più moderni in ambito museale, che racconta i minerali spaziando dall’astrofisica alla chimica-fisica, dalla scienza dei materiali alla valorizzazione delle georisorse, dalle dinamiche ambientali alla storia dell’uomo, alla gemmologia fino all’archeologia mineraria.

Nelle vetrine della grande sala si possono ammirare il celebre cristallo di Zolfo proveniente dalla miniera di Perticara (Pesaro-Urbino, Marche), ritenuto il più grande cristallo di zolfo del mondo, gli straordinari campioni di oro nativo in matrice di quarzo della Valle d’Aosta, gli enormi cristalli di fluorite della miniera Zogno (Bergamo), il perfetto cristallo di topazio brasiliano di oltre 40 chili di peso, la gemma grezza di “morganite” brasiliana di oltre 40.000 carati, i cristalli di ametista degli storici ritrovamenti di Traversella (Torino), le druse di cristalli di demantoide della Val Malenco e molti altri ancora.

Il gioco di luci led fredde e calde del nuovo allestimento, insieme alla possibilità di retro-illuminare molti dei cristalli, permettono di valorizzare i colori, le trasparenze e le geometrie dei campioni esposti, che tuttavia rappresentano solo una parte delle migliaia di esemplari di cui si compone la collezione del Museo, che conta circa 40.000 pezzi.

La collezione di meteoriti è composto da 269 campioni ma pochi esemplari sono esposti al pubblico.

 

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Museo di Mineralogia " Luigi Bombicci" Bologna

Una delle raccolte più importanti della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci” è rappresentata da 142 esemplari di meteoriti, prevalentemente viste cadere e provenienti da tutto il mondo. In piccola parte vennero affidate a Luigi Bombicci (1833-1903) nel 1862 e la parte più cospiqua venne da lui acquisita per arricchire la collezione.
Fra le sideriti si mette in evidenza l’ottaedrite di Sacramento Mountains di 245x115x10 mm (foto 1) con le caratteristiche figure di Widmanstätten; fra le sideroliti la pallasite olivinica di Eagle Station di 120x40x15 mm (foto 2). Le aeroliti comprendono sia acondriti come la meteorite di Stannern di 80x70x65 mm (foto 3) con bellissime croste vetrose di fusione, sia condriti tra cui spicca per importanza la condrite carboniosa CR2 di Renazzo di 60x60x45 mm (Cento, Ferrara) (foto 4), vista cadere alle ore 20.30 del 15 gennaio 1824; si tratta del frammento di maggior dimensione esistente al mondo di questa meteorite.

 

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